Fin dall’inizio della pandemia di COVID-19, sono state osservate delle evidenze nel rapporto tra il numero dei contagiati (e la gravità della malattia) con i livelli di inquinamento dell’aria.³
In particolare, in Italia, nella prima fase della pandemia, i tre quarti dei casi totali di COVID-19 e un peggior decorso della malattia si sono verificati nella valle del Po. Andando ad analizzare le caratteristiche del territorio possiamo evidenziare due aspetti particolari: elevati livelli di inquinamento ed elevata densità di popolazione. Infatti le città di Lodi, Cremona, Bergamo e Brescia sono le 4 città con i più alti livelli di polveri sottili e ossidi di azoto.
Questa correlazione è stata confermata dal punto di vista statistico, e gli scienziati, che ancora non avevano trovato la spiegazione scientifica, avevano proposto due possibili meccanismi:
– il virus SARS-COV-2 potrebbe legarsi alle particelle delle polveri sottili e diffondersi più facilmente.
– l’inquinamento causa uno stato di infiammazione, stress ossidativo e abbassamento delle difese immunitarie che facilitano la penetrazione del virus nelle cellule dei polmoni.
Per quanto riguarda il primo punto, possiamo dire che in generale, i virus sono in grado di resistere per un breve tempo al di fuori della persona infettata perché non sono in grado di replicarsi autonomamente e perché, spesso, hanno delle strutture semplici e delicate che sono molto suscettibili alle sostanze chimiche, alla temperatura o ai raggi UV del sole. Gli scienziati hanno valutato la capacità del virus SARS-COV-2 di legarsi alle particelle di aerosol e di sopravvivere nell’ambiente esterno ed hanno evidenziato che il virus è in grado di mantenere la sua infettività fino a 3 ore quando è legato alle particelle di aerosol e fino a 14 giorni sulle superfici degli oggetti a seconda del materiale.
Per quanto riguarda il secondo punto, possiamo dire che è noto da decenni che l’inquinamento è responsabile di molte patologie come: bronchiti, asma, malattie cardiovascolari, respiratorie, infarto, tumori e moltissime altre.
Solo recentemente gli scienziati hanno dimostrato il meccanismo di azione che lega l’inquinamento al COVID-19 (leggi lo studio): alti livelli di polveri sottili PM 2,5 e ossido di azoto provocano l’aumento dell’espressione (produzione) della proteina ACE-2 da parte delle cellule epiteliali dei polmoni. La proteina ACE-2 è il recettore a cui si lega il virus SARS-COV-2 per poter penetrare nelle cellule; quindi una maggiore abbondanza di ACE-2 sulle cellule facilita il legame e quindi l’infezione da parte del virus. Studi condotti sugli animali hanno dimostrato che l’esposizione ad alti livelli di PM 2,5 ed ossidi di azoto provocano l’aumento di 100 volte dell’espressione della proteina ACE-2.
È stato osservato, inoltre, che la gravità dei sintomi del COVID-19 nelle persone esposte ad alti livelli di PM 2,5 e NOx è molto superiore alla media, questo può essere dovuto a varie cause: sia con uno stato di infiammazione cronica, abbassamento delle difese immunitarie, aumento delle risposte di tipo allergico, causato dagli agenti inquinanti, sia con il fatto che la proteina ACE-2 ha un ruolo importante nella regolazione della pressione sanguigna.
Considerando l’effetto combinato delle PM2,5 e del NOx è stato calcolato che un aumento delle loro concentrazioni pari a 1 microgrammo/m3 corrisponde ad un significativo aumento nel tasso dell’incidenza dell’infezione da SARS-COV-2. Un altro studio condotto negli USA su animali da laboratorio, ha evidenziato che lo stesso aumento delle PM 2,5 e NOx è associato ad un incremento dell’8% nella mortalità nei ratti.
Nel complesso, l’inquinamento è il responsabile del 59% dell’incidenza del tasso di mortalità da COVID-19.
Quindi, i purificatori d’aria sono nostri alleati perché eliminano le sostanze tossiche dall’aria che respiriamo e ci proteggono da numerose malattie che negli ultimi anni stanno assumendo un’incidenza esponenziale della mortalità. Nel caso della pandemia di COVID-19, i purificatori d’aria sono doppiamente utili perché abbattono sia direttamente la presenza del virus SARS-COV-2 nell’aerosol e sia le PM2,5 e gli NOx che amplificano di molto la probabilità di ammalarsi e la gravità della malattia.
BIBLIOGRAFIA
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